2020-11-26 15:30:00
News Letter DAD

Già da alcuni mesi di quest’anno solare, che si farà ricordare per la sua drammaticità, la scuola era tornata sotto i riflettori della politica, degli intellettuali, dei media e delle famiglie in quanto occorreva trovare nuove modalità di insegnamento-apprendimento per consentire a milioni di bambini e adolescenti di convivere con la pandemia senza doversi rassegnare al totale abbandono degli studi.


Così, nell’impossibilità della didattica in presenza, il ricorso alla DAD è sembrato poter sopperire al decisivo rapporto docenti-studenti basato su un costante dialogo, su un incontro capace di favorire la crescita e di lasciare tracce nella loro vita futura.


Terminato l’anno scolastico, ben sapendo che la DAD non offriva le necessarie garanzie per l’apprendimento, nonostante l’estenuante impegno di tutto il personale della scuola, il Governo ha pensato che fosse sufficiente garantire le cautele consolidate nella prassi emergenziale [distanziamento (attraverso i banchi a rotelle?), mascherine e sanificazione] di modo che l’ambiente scuola potesse offrire la dovuta sicurezza e si fosse, così, pronti ad affrontare il nuovo anno scolastico con sufficiente tranquillità.


Così, purtroppo, non è stato e le cause sono a tutti note: ci troviamo a vivere un nuovo lockdown e un nuovo ricorso alla DAD senza che, nel frattempo, ci si sia attrezzati al meglio per poterne ridurre le criticità.
Questo colpevole ritardo pone, tra gli altri, almeno tre problemi fondamentali:

  1. il primo attiene la qualità dell’insegnamento che, nonostante l’impegno dei singoli docenti, non può non risentire dell’assenza di un piano generalizzato di aggiornamento sui nuovi linguaggi e sull’utilizzo delle strutture digitali;
  2. il secondo riguarda la qualità dell’apprendimento: apprendimento che dovrebbe essere vissuto come avventura, come ricerca, come tensione verso un mondo ricco di bellezze da scoprire ma perché sia veramente tale, data l’età dei discenti, necessita di costanti sollecitazioni e di puntuali verifiche;
  3. il terzo, considerata l’arretratezza delle strutture tecnologiche e la loro disomogeneità nei vari territori, attiene al rischio, non certo immaginario, di acuire le distanze sociali causa anche la povertà di molte famiglie.

 

A fronte di queste considerazioni e della superficialità con cui sono state riaperte le scuole, dopo un’estate lasciata vivere all’insegna di valutazioni poco ponderate, noi CISL SCUOLA, a buon diritto, continueremo a sostenere con ferma convinzione che la DAD può e potrà essere solo un utile strumento integrativo della didattica in presenza e, pertanto, sollecitiamo con forza i decisori politici ad una attenta valutazione di tutti i percorsi, in primis i trasporti, perché i contagi siano contenuti e le “SCUOLE” possano essere riaperte in piena sicurezza.


Sarà comunque decisiva, e coerente con la centralità della scuola da tutti dichiarata, la determinazione del Governo nell’impegnare importanti risorse economiche ed umane affinché, terminata l’emergenza, si possa avviare, da parte degli studenti, un sia pure parziale ma immediato recupero del patrimonio culturale perso durante questo infausto periodo pandemico.


Ciò al fine di favorire l’avvento di una scuola che, come ha sostenuto autorevolmente Adolfo Scotto di Luzio, docente di Storia della Pedagogia nella nostra Università, “non omette di pensare il lavoro e la professione, riscopre le sue radici originarie e con esse la sua funzione principale, che è quella di dotare l’individuo di un linguaggio culturale che gli permetta di stare in maniera, questa volta sì, competente nella sfera pubblica” e, aggiungiamo noi, in COMUNITA’.

 

                  Paola Manzullo

Segretaria Generale Cisl Scuola Bergamo

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