2016-08-24 22:30:00

Si ha la sensazione che anche nel governo ci si renda ormai conto che gli effetti della legge 107 sono ben lontani dalle ambizioni e dalle attese. Si decida: questa situazione di complessivo disagio, di cui le vicende legate alla mobilità sono solo una punta estrema, è il prezzo da pagare per una “difesa della bandiera” di poco senso e nessuna prospettiva, o non è il caso di aggiustare una strategia i cui limiti si fanno sempre più evidenti? La rabbia di questi giorni, espressa proprio da quanti erano ritenuti i veri beneficiari del piano assunzionale, la dice lunga su quanto rischi di risultare perdente, per il governo, una partita che credeva indirizzata a uno scontato successo. Non può certo essere, quello del consenso, il fattore da privilegiare quando si mettono in campo progetti di innovazione. Ma come pensare che il cambiamento possa produrre esiti positivi senza il supporto - in condivisione, convinzione, motivazione - di quanti sono chiamati in prima persona a realizzarlo? Ne è parso consapevole, in qualche occasione, lo stesso premier, senza mai purtroppo trarne le conseguenze nei comportamenti. Accennando, a fine giugno 2015, a una “pausa di riflessione” prima del varo definitivo della legge 107, pausa che invece non ci fu. Dichiarando, più recentemente, che il governo non sarebbe stato capace di “spiegare bene” la sua riforma. Il difetto in realtà è di segno opposto, ed è l’indisponibilità del governo a porsi in una relazione di dialogo, anzitutto con un corpo professionale il cui patrimonio di esperienza, conoscenza e competenza è consistente. Lo stesso difetto è spesso prevalso anche sul versante delle relazioni sindacali, da ultimo vanificando il buon lavoro fatto al tavolo della sequenza contrattuale sull’assegnazione di sede ai titolari di ambito. Ora si offre al governo una nuova occasione, quella dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, per valorizzare le sedi di confronto e negoziato, in cui saldare le tutele economiche e normative dei lavoratori con le esigenze di qualità e produttività dei servizi. Se contestualmente vi fosse un cambio di atteggiamento del governo anche per quanto riguarda le tante questioni che agitano il mondo della scuola, si potrebbe forse evitare che la via del conflitto e del contenzioso si riveli alla fine l’unica praticabile. Ci sono le risposte da dare, nell’immediato e in prospettiva, all’emergenza mobilità: apprezziamo la disponibilità manifestata dai vertici del MIUR su richieste che noi per primi abbiamo posto, ma non è sufficiente. Altri temi devono quanto prima diventare oggetto di discussione e di confronto, per non limitarsi all’affannosa ricerca di soluzioni tampone e agire invece entro una logica di sistema. Ne accenno uno solo, ma fondamentale, quello degli organici. Sia per i docenti che per il personale ATA, vanno resi rispondenti al fabbisogno. Oggi non lo sono, infatti si è costretti ogni anno a incrementare i posti, perché la scuola funzioni. Organici adeguati sono la conditio sine qua non per quell’offerta formativa più ricca - nei contenuti e nei tempi - di cui parla la 107. Sono anche la via per consentire i rientri del personale trasferito fuori sede, per il quale va inoltre rimosso ogni vincolo di permanenza pluriennale. Se occorre, con interventi legislativi ad hoc. Nel frattempo, si dia il massimo di opportunità per le assegnazioni provvisorie nel 2016/17. Si attivino poi, rapidamente, percorsi di formazione in servizio per i docenti in esubero, finalizzati al miglior utilizzo delle risorse. Costruire occasioni di confronto sarebbe un bel modo per inaugurare, insieme al nuovo anno scolastico, anche una stagione diversa, segnata non solo da disagi e problemi, ma da un impegno condiviso per portarli finalmente a soluzione. Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola (da ITALIA OGGI di martedì 23 agosto 2016)

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