2017-02-22 22:45:00

Bene l’impegno, dichiarato dalla ministra Fedeli alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato, per consolidare quanto più possibile i posti oggi funzionanti in organico di fatto, così da far crescere le possibilità di assunzione dalle GAE e dai concorsi; una direzione di marcia giusta, che apre a concreti e positivi risultati, ma non del tutto risolutiva.

Va infatti affrontato e risolto anche il problema dei tanti precari, diverse migliaia, che coprono posti vacanti per l’intero anno, pur non essendo inseriti in graduatorie concorsuali. Persone senza le quali la scuola non potrebbe funzionare; sarebbe incomprensibile e ingiustificabile non tenerne conto mentre si ragiona, finalmente, di stabilizzazione dei precari della PA.

A questi docenti non si può lasciare, come unica prospettiva, il divieto di lavorare previsto dalla 107 dopo trentasei mesi di contratto a tempo determinato. Crediamo che qualche risposta possa e debba essere data anche con la delega sul reclutamento attualmente all’esame delle Camere, non limitandosi a ridisegnare percorsi e procedure concorsuali; ancorché riguardi solo la scuola secondaria, è chiaro che la questione non può rimanere circoscritta solo a quell’ambito, il problema tocca tutti gli ordini e gradi di scuola.

La stabilizzazione del lavoro è in realtà un obiettivo da assumere in termini generali, quindi le stesse ragioni devono valere per i tanti precari dell’area ATA, anch’essi sotto la spada di Damocle dei trentasei mesi previsti con la “Buona Scuola”, grazie alla quale le sanzioni per l’abuso di lavoro precario finiscono assurdamente per colpire il lavoratore anziché il datore di lavoro. Un’evidente anomalia, ma soprattutto una vergognosa ingiustizia che dev'essere assolutamente evitata.

Roma, 21 febbraio 2017

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola

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